lunedì 20 aprile 2009

La dieta del riso


Ogni volta che ci dobbiamo mettere a dieta pensiamo alle cose che possiamo mangiare e a quelle a cui dobbiamo rinunciare; e molte volte è difficile capire le cose che vanno bene e quelle che vanno male.
Per esempio molti pensano che mangiare pasta, pane e riso facciano ingrassare. Questi alimenti sono necessari per il nostro organismo e se mangiati in quantità moderate non fanno di certo ingrassare.
Tra queste tre fonti di carboidrati, il migliore è sicuramente il riso.
Fà bene allora fare una dieta a base di riso? E che vuol dire dieta del riso?
Il riso è un carboidrato complesso che spesso viene sottovalutato per le sue qualità. Infatti essendo un carboidrato complesso, fà si che le calorie che esso incorpora vengano assimilate dal nostro organismo pian piano durante la giornata, permettendone un facile smaltimento. Un esempio chiarirà le cose: supponiamo che a parità di peso lo zucchero e il riso abbiano le stesse calorie; poichè lo zucchero viene immediatamente metabolizzato dal nostro corpo, se noi non abbiamo bisogno in quel momento delle calorie che esso ci fornisce, queste andranno a depositarsi come grasso; se invece mangiamo il riso, questo verrà assimilato piano piano e avremo più possibilità di bruciare calorie e smaltire l'energia che esso fornisce.
Proprio per questo motivo il riso viene utilizzato come base per tantissime diete, in quanto un carboidrato è necessario, ed essendo a lenta assimilazione (indice glicemico basso), difficilmente viene trasformato in grasso corporeo.
La dieta del riso è poi anche utilizzata poichè il riso ha la proprietà di trattenere i liquidi, e proprio per tale proprietà, ci sgonfia dall'acqua che accumuliamo nei nostri tessuti, rendendoci un aspetto più armonico e salutare. Molto indicato anche per i bodybuilder che sono a dieta e che devono affrontare una gara, poichè attirando i liquidi, il riso permette di sfinare la nostra pelle. Indicato inoltre anche a coloro che hanno problemi di cellulite, poichè tutti sappiamo che essa è legata alla ritenzione idrica.
Un'altra cosa importante: meno è raffinato più esso farà bene alla vostra salute. Infatti i cibi meno raffinati (di solito quelli integrali), contengono più fibre e quindi hanno molte meno calorie rispetto più lavorati. quindi quando siete al supermercato e dovete scegliere la qualità del vostro riso, ricordate che quello integrale è ancora più dietetico!
Se volete proprio dimagrire, senza morire di fame, sostituite nella vostra dieta quotidiano del riso alla pasta e vedrete che piano piano avrete dei risultati. Ovviamente da solo non può fare nulla il riso, ma se in un regime alimentare controllato, può apportare i suoi benefici. Evitate di mangiarlo alla sera (così come gli altri carboidrati) poichè di sera ci servono poche energie per mantenere il nostro corpo. Perfetto a pranzo!
Ricordate che una dieta del genere, a base di riso è una cosa semplicissima da fare e da seguire. Ognuno di voi può farla! Basta cuocere un poco di riso in più, in modo da tenerlo già pronto per il giorno successivo. Buona dieta a tutti!
Per la vostra dieta per dimagrire vi suggerisco di mangiare ogni giorno riso al posto della pasta, circa 80 grammi. A piacere, potete condire il riso con qualsiasi verdura o ortaggio a vostro piacimento. Potete inserire anche qualche spezia, se vi piace. Non esagerate con il sale che mettete nella cottura del riso, poichè una delle proprietà del riso è quella di assimilare e trattenere l'acqua, in modo da vedervi meno gonfi. se invece assumete molto sale, non avrete questo effetto poichè il sale al contrario del riso tente a trattenere i liquidi nelle nostre cellule. Ed inoltre fa male.
Non mangiate carboidrati la sera. Alla sera vanno benissimo verdure, frutta, carne, pesce, ortaggi.
Se avete dei problemi di stitichezza però, state attenti a consumare il riso, poichè esso ha molte fibre e trattenendo i liquidi, può "peggiorare la situazione".
CONSIGLIO: se il riso in bianco proprio no vi piace, potete provare i risotti. In teoria sono piatti a base di riso e quindi rimangono tutte le proprietà legate ad esso. Tuttavia, state bene attenti agli ingredienti che esso contiene poichè magari il suo potere calorico può aumentare notevolmente. Inoltre, cercate per quanto possibile di non comperare risotti già pronti, poichè essi contengono conservanti, aromi strani e addensanti. Preparatevi il vostro risotto dietetico da soli e vedrete che otterrete i vostri risultati in termini di forma e aspetto fisico. Ragionate col cervello e perderete peso facilmente.
Il riso sazia quattro volte più del pane, è più digeribile della pasta, favorisce la diuresi e combatte la ritenzione idrica. Leggero e nutriente, il riso è un alimento particolarmente adatto per la dieta e per dimagrire in fretta e senza troppa fatica. Indipendentemente dalla varietà, il riso ha lo stesso potere energetico della pasta, ma sazia di più, perché dopo la cottura trattiene molta acqua e si gonfia: ne bastano 50 grammi per ottenere una porzione apportando solo 62 calorie. Il suo elevato contenuto di amidi e zuccheri comporta un processo di digestione elaborato, prolungando la sensazione di sazietà e tenendo lontana la fame a lungo. Inoltre, il riso è ricco di sali minerali e vitamine, soprattutto quelle del gruppo B, che favoriscono il metabolismo facendo sì che l’organismo bruci meglio l’energia introdotta con l’alimentazione. Grazie a queste caratteristiche, la dieta del riso permette di perdere fino a tre chili in due settimane senza rinunce eccessive: l’apporto calorico giornaliero si aggira intorno alle 1200 calorie (proteine 13%, grassi 29%, carboidrati 57%). La dieta del riso ha un’ottima funzione depurativa, perché fornisce un elevato apporto di potassio e un bassissimo contenuto di sodio, la combinazione ideale per favorire la diuresi e il drenaggio dei liquidi nei tessuti. Infine, essendo privo di glutine, il riso è un alimento perfetto anche per chi è intollerante. Il menu per 2 settimane prevede l’utilizzo di tutte le varietà di riso con una particolare predilezione per il riso integrale. Quest’ultimo, infatti, è da preferire perché è il più leggero, con solo 88 calorie per etto anziché 350, ed essendo meno raffinato trattiene il maggior numero di sostanze nutritive. I modi di preparazione del riso sono molteplici, e possono essere combinati a piacere per creare un menù vario. Il piatto forte è il risotto, da mangiare 2 o 3 volte alla settimana, che mantenendo l’acqua di cottura permette di salvare le vitamine. Per condirlo basta fantasia e tante verdure! L’importante è evitare il soffritto, troppo calorico, da sostituire con la cipolla stufata in acqua e vino bianco. L’alternativa al risotto è il riso bollito, leggero e molto digeribile, che può essere condito solo con un filo d’olio e con le erbe aromatiche. Il riso può essere utilizzato anche per sostituire il pane a tavola e per accompagnare carne, pesce e formaggi.LE REGOLE DA SEGUIRE PER LA DIETA DEL RISO• preferire riso integrale, sazia di più ed è più ricco di minerali• aboliti i fuori pasto: in casi di fame va bene una carota o un po’ di sedano• gli alimenti vanno cucinati a vapore, al forno e in ogni caso senza aggiungere grassi• le quantità sono a piacere ma è consigliata una porzione di 50 grammi di riso a pasto• l’ olio deve essere sempre extravergine• bere almeno 1 litro e 1/2 di acqua minerale al giorno (non importa se naturale o frizzante) per favorire la diuresi; essa può essere assunta in qualsiasi momento durante l’arco della giornata• se si vogliono bere alcolici preferire il vino sia rosso che bianco (non più di 1 bicchiere da 125 ml a pasto) e la birra, tenendo presente che 1 bicchiere di vino (125 ml) apporta un incremento energetico di circa 100 Kcal e che 200 ml di birra (1 birra alla spina piccola) forniscono circa 70 Kcal. Evitare i superalcolici• fare attenzione anche al consumo di bibite gasate e dolci, compresi i succhi di frutta, perché apportano zuccheri semplici e quindi energia• il sale e le spezie non fanno ingrassare, per cui via libera, con un occhio di riguardo per il sale. Nel preparare i cibi utilizzare il sale da cucina o dado con moderazione, mentre possono essere liberamente utilizzati spezie ed aromi come: limone, aceto, prezzemolo, basilico, aglio, rosmarino, origano, zafferano, salvia, cannella, ecc.• la frutta può essere consumata in qualsiasi momento della giornata come spuntino e non necessariamente ai pasti principali• variare il più possibile tutti gli alimenti: alternare quotidianamente i tipi di frutta, verdura, i sughi per i primi piatti e i metodi di cottura.

Introduzione ai funghi

Non c’è dubbio: questa è la stagione dei funghi. Nei supermercati e dai fruttivendoli se ne vedono in abbondanza e di vari tipi: chiodini, champignon, finferli, cantarello, boleto e così via. Sono gustosi, nutrienti e in più fanno bene alla salute. L’uso dei funghi con proprietà terapeutiche è ampiamente documentato in Oriente, in Russia e negli ultimi 2 decenni anche negli Stati Uniti. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato le loro proprietà immunomodulanti che li hanno resi un importante supporto biologico a terapie convenzionali nelle patologie cronico-degenerative come tumori e malattie autoimmuni.Ma i funghi fanno bene a tutti poiché sono alimenti ricchi dal punto di vista nutrizionale e contengono proteine, vitamine del gruppo B, vitamina D, vitamina A, numerosi minerali, acidi grassi polinsaturi e numerose altre molecole con attività benefiche per la salute. Per questo in medicina sono considerati un ottimo strumento di prevenzione delle malattie. Sono ritenuti anche lassativi, antibiotici e persino afrodisiaci.
I funghi fanno parte della tradizione culinaria italiana ed oltre ad essere molto buoni avrebbero anche delle proprietà anticancro.Le prime prove dei benefici legati ad un consumo regolare di funghi arrivano dal Giappone: infatti i coltivatori di alcune specie tipiche della cucina orientale (come il shiitake e l’enokitake che si trovano anche nei negozi di cibi esotici ed in alcuni supermercati italiani) presentano un’incidenza di certi tumori (in particolare allo stomaco ed al colon) inferiore del 50% rispetto al resto della popolazione.
Ads by GoogleGli effetti antitumorali dei funghi dipendono dalla presenza di particolari polisaccaridi, dei quali il più studiato è il lentinano. Il meccanismo d’azione di tale polisaccardide non è del tutto noto, ma probabilmente la molecola è in grado di stimolare il sistema immunitario.Anche alcuni dei funghi nostrani contengono il lentinano in quantità sufficienti, per esempio il Pleurotus ostreatus, noto con il termine comune di orecchione e gli champignon de Paris (i tipici funghi coltivati che si utilizzano crudi in insalata, sott’olio o cotti) che ne sono addirittura ricchissimi.
Sono ormai moltissimi gli studi scientifici che dimostrano ciò che la medicina tradizionale orientale, in particolare quella cinese, conosce da millenni, ovvero che diversi funghi - maitake (Grifola frondosa), shiitake (Lentinus edodes), reishi o ling-zhi (Ganoderma lucidum), ma anche altri meno noti, come innanzitutto Cordyceps sinensis, Coriolus versicolor e Tremella fuciformis - hanno importanti proprietà immunostimolanti e permettono quindi di incrementare naturalmente la resistenza alle malattie o di farvi fronte con maggior efficacia.
In Cina e Giappone, molti di questi miceti sono un ingrediente tipico di zuppe e minestre e oggi vengono persino utilizzati come complemento ai classici trattamenti medici e chirurgici di diversi tipi di
cancro. Da alcuni anni, inoltre, sono oggetto di ricerche anche negli Stati Uniti (come nel prestigioso Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York).
Si è visto infatti che questi funghi, grazie ai principi attivi in essi contenuti (in particolare, polisaccaridi come i betaglucani), stimolano, in varia misura, la produzione di molecole e cellule implicate nella
risposta immunitaria, quali interleuchine, interferoni, linfociti T, cellule natural killer, macrofagi. Molti di essi hanno anche diverse altre proprietà (toniche, antiossidanti, antalgiche, ipocolesterolemizzanti, ipotensive, ipoglicemizzanti, epatoprotettrici ecc.).
Un cenno particolare merita l'ABM (Agaricus blazei o A. brasiliensis o A. subrufescens), che proviene dal Brasile ed è uno dei funghi “scoperti” più di recente. Studi effettuati in Giappone hanno evidenziato che è il micete con il più alto contenuto di betaglucano e con i più significativi effetti di immunostimolazione.
Benché le ricerche non abbiano ancora completamente escluso eventuali interazioni e controindicazioni all'utilizzo dei funghi, non ne hanno rilevato effetti collaterali importanti. In ogni caso, l'efficacia di tali rimedi naturali oggi non è più materia di discussione.
L'utilizzo che la
naturopatia tipicamente fa di questi funghi è finalizzato al miglioramento delle naturali difese dell'organismo, in tutte quelle particolari situazioni di fragilità del terreno individuale.

Leggiamo questa cosa straordinaria sull'olio

Piante, fiori, frutti medicamentosi ed erbe aromatiche sono i veri tesori naturali della Calabria e della nostra Provincia: è una vera e propria "farmacia della natura", che trae la sua forza dal terreno, ricco di una grande varietà di minerali e di microclimi molto particolari. Un enorme patrimonio della nostra terra. Sono una cinquantina le piante officinali più note ed utilizzate nel nostro territorio, per la salute, per la bellezza ma anche per la cucina. Fin dall’antichità esse rappresentano le fonti medicinali offerte dalla natura per la cura di disturbi e malesseri.
Scoperte sperimentando casualmente il loro potenziale terapeutico, le piante medicinali sono state nel tempo analizzate, studiate e classificate nei loro componenti e principi attivi. E’ nato così un metodo di cura “dolce” che sfrutta il potenziale farmacologico contenuto nei principi attivi delle piante, riconosciute capaci di attivare reazioni biochimiche all’interno dell’organismo al pari dei medicinali della farmacopea ufficiale di cui spesso ne costituiscono le sostanze base con efficacia terapeutica. L'impiego più specifico per la salute è quello del distillato e del succo di bergamotto; una tradizione lungamente seguita che ha dato vita a una terapia controllata da precise ricerche scientifiche e che, se praticata nelle Stazioni termali e nei Centri benessere, potrebbe costituire l’idea innovativa vincente. La sua particolare azione terapeutica è legata all’azione vasotrofica, antiossidante, ristrutturante-rigenerativa e alla particolare atmosfera balsamica e aromatica.
Altri prodotti base a forte valenza curativa sono olio d’oliva e vino. Essi sono gli elementi portanti dela cosiddetta “dieta mediterranea”. E’ormai assodato da un’enorme quantità di lavori scientifici il ruolo svolto dal questa dieta. Olio d’oliva, un bicchiere di vino e il consumo regolare di pesce sono ormai universalmente noti come scudi naturali contro tumori e infarti. E’ possibile fare prevenzione con l'olio d'oliva extravergine. Che sia uno scudo naturale contro infarti e tumori lo hanno confermato due studi condotti sull'uomo, che hanno seguito precedenti test di laboratorio. I primi risultati delle ricerche, promosse dimostrano che la funzione antiossidante dei fenoli, agenti chimici naturali contenuti nell'olio d'oliva, svolge un'azione protettiva sia riguardo a malattie cardiovascolari come infarto, ictus e trombosi sia riguardo malattie degenerative come tumori e morbo di Alzheimer. Le ricerche sono state condotte da due enti diversi nel Centro per lo studio e la prevenzione oncologica di Firenze e nel Dipartimento di scienze farmacologiche dell'Università di Milano.
Ma i vantaggi dell'extravergine sono anche altri: l’olio d'oliva contiene piccole quantità di antiossidanti con effetto antinfiammatorio e antitrombotico. Anche al vino vengono attribuite virtù benefiche. Una ricerca, condotta dalla “Harvard school of public health, di Boston”, e pubblicata dal “New England Journal of medicine”,
condotta su 38 uomini privi di malattie cardiovascolari osservati per 12 anni ha evidenziato che: chi consuma vino da tre a quattro volte la settimana presenta un rischio di attacco cardiaco inferiore del 32% rispetto agli astemi. Naturalmente il consumo di alcol deve essere limitato a 30-40 grammi al giorno per gli uomini e 20-30 g.al giorno per la donna. Il vino ha il vantaggio di contenere un cocktail di sostanze flavonoidi dell'uva, che hanno mostrato notevoli effetti protettivi. Altre forme di assunzione, non per ingestione, possono avvenire. Per esempio con la
cosiddetta “vinoterapia”. I chicchi d’uva contengono infatti polifenoli, oligoelementi e preziose vitamine per combattere l'invecchiamento in quanto sono uno dei più potenti antidoti contro i radicali liberi. Inoltre hanno una profonda azione levigante, idratante e sono un ottimo nutrimento per la pelle per restituirla giovane ed elastica. Abbastanza richiesti sono ormai il massaggio con vino caldo ed estratti di vinaccioli d'uva micronizzati; l’immersione in vasca idromassaggio con vino rosso e acqua termale; il massaggio con olio di vinaccioli; il bendaggio caldo con vino ed olio essenziale di vinacciolo più idromassaggio con acqua termale ed olii aromatizzati tonificanti; il trattamento viso con olii essenziali ed estratto di vinaccioli d'uva.
In generale, riguardo alle terapie dermatologiche, esse si prestano quando i meccanismi fisiologici di rigenerazione tessutale sono deficitari o insufficienti ed e’ importante potere ricorrere ad un meccanismo di supplementazione. Oggi, per la prima volta è possibile mediante applicazioni terapeutiche non traumatiche e non invasive di induzione naturale del collagene, dell’acido ialuronico, dell’elastina, delle fibronectine, degli acidi nucleici con precursori che ne stimolano la produzione . Un impoverimento di collagene della pelle favorisce la comparsa di rughe, photoaging e di altri processi degenerativi. Il trattamento completo di ringiovanimento prevede, dopo opportuno drenaggio generale e del viso, con il nutrimento della pelle attraverso un pool di
molecole in grado di riparare le cellule invecchiate e di stimolare la loro replicazione e le funzioni metaboliche interne, riducendo, mediante un protocollo antiossidante, la presenza dei radicali liberi che tenderebbero a farle invecchiare e morire precocemente. Il nutrimento è costituito da estratti in polvere a base di vitamine, aminoacidi, fattori di crescita, molecole antiossidanti (anti radicali liberi), acidi nucleici, polipeptidi e principi attivi ad azione anti-jaluronidasi. A tale scopo, come già accennato, può essere molto utile un dispositivo transdermico che veicola i principi attivi facendoli penetrare in modo privilegiato fino ai recettori specifici nel punto sede di lesione o di inestetismo. Si innesca così il fisiologico processo di liberazione di grandi quantità di fattori di crescita propri. Ciò permette l'avvio della ristrutturazione del derma in tutta l'area trattata con un visibile miglioramento decisamente importante delle smagliature ma anche di rughe e cicatrici. Una strategia terapeutica mirata non può prescindere dal ripristino degli equilibri
metabolici del microcircolo venolinfatico e il conseguente miglioramento del metabolismo a livello della matrice interstiziale e dei meccanismi che regolano il benessere dei tessuti. La terapia vasotrofica mirata si basa anche sull’utilizzo di derivati fitoterapici come la diosmina, la rutina e la centella. Risultati importanti con il sistema transdermico possono essere ottenuti mediante farmaci vasoattivi ad azione drenante del linfatico generale e distrettuale. L’apparecchio di hydroelettroforesi è il suddetto mezzo avanzato per la cura degli inestetismi della pelle e per patologie d’organo, con i limiti attuali di penetrazione di 10 cm, come dimostrato da studi negli animali da esperimento e dai lavori pubblicati su riviste internazionali.
Questa metodica utilizza una via d’introduzione più razionale che permette ai principi attivi di arrivare, lasciando la cute integra, direttamente al focolaio di lesione senza danni per zone non interessate all’intervento curativo. I farmaci svolgono la loro azione in minor tempo, in maggiore concentrazione e con minore quantità impiegata Altri risultati positivi sono: maggiore durata dell’azione; maggiore efficacia terapeutica; assenza di effetti collaterali; assenza di effetti sistemici; assenza di controindicazioni; innocuità tossicologica; ripresa rapida attività motoria; riduzione numero guarigioni incomplete; riduzione numero giornate malattie. La metodica Farma t.e.b. mediante l’azione di principi attivi di farmaci o fitofarmaci arricchiti dai principi attivi del succo di bergamotto o derivati di esso, è un ausilio importante per la cura di inestetismi della cute, per il potenziamento muscolare, per la terapia del dolore, per patologie d’organo
specie quelle non curabili con altre metodiche efficaci. Espandendo brevemente oltre i prodotti di cui al titolo (agrumi, olio e vino), molti altri ingredienti della dieta mediterranea hanno effetti benefici. Un ulteriore studio, apparso sempre sul New England Journal of medicine (tra i ricercatori, il Professor Attilio Giacosa, direttore della Gastroenterologia e Nutrizione clinica dell'Istituto per la ricerca sul cancro di Genova) dimostra che alcuni cibi hanno potenzialità protettive nei confronti dei tumori. Soprattutto verdure e frutta. Ma anche certe fonti di proteine sono importanti: il pesce è preferibile alle carni, dal momento che può prevenire sia il
tumore all'intestino, sia quelli alla mammella e alla prostata.
Ma la nuova frontiera degli studi sugli effetti preventivi degli alimenti riguarda il rapporto ambiente-genetica. Molte situazioni genetiche dei singoli individui possono essere favorite o meno dall' alimentazione:l a dieta può quindi “modulare” la genetica. L’acido folico (contenuto in verdure e legumi) assunto in gravidanza, incide sulla capacità di riprodursi. Alcune fibre, tipo la crusca, vengono metabolizzate nell’intestino e fermentate, producendo acido butirrico che favorisce l’apoptosi, ovvero il “suicidio programmato delle cellule. Queste infatti, attivano un meccanismo di “auto pulizia”, che elimina quelle pericolose. Infine non si dimentichi l' alimentazione corretta, che previene la cosiddetta sindrome metabolica, che presenta obesità addominale con ipertensione e glicemia elevata (anticamera del diabete), dovute alla mancanza di moto e a un'alimentazione eccessiva e scorretta. Da evitare anche il consumo eccessivo di cibi apparentemente "innocui" come la pasta, da anni non più integrale e quindi composta dai soli carboidrati semplici. Essa potrebbe alzare il livello degli zuccheri nel sangue stimolando la produzione di insulina che li abbatte. Ma l'insulina può stimolare la moltiplicazione incontrollata di cellule della mammella dell'intestino e della prostata, favorendo i tumori.
Focus scientifico sul bergamotto .
Il succo di bergamotto, grazie all’azione sinergica dei suoi componenti (contiene i 18 amminoacidi precursori del collagene) e all’elevato contenuto in bioflavonoidi si integra nel delicato equilibrio dei sistemi fisiologici di difesa. Potente antiossidante è inibitore dei radicali liberi, soprattutto sul comparto costituito dai vasi e, in particolare, sull’endotelio vasale. Per proteggere l’endotelio lo è comunque indispensabile un complesso antiossidante. Il motivo essenziale risiede nel fatto che qui prevale il convergere dei vari ROS verso il radicale idrossido, il più potente ossidante. Con l’impiego di nuovi mezzi terapeutici i vasi si rimodellano, diventando sempre più simili a una vascolatura normale: meno permeabili, meno dilatati e meno contorti con miglioramenti funzionali: calo della pressione interstiziale, aumento dell'ossigenazione, migliore penetrazione dei farmaci. Anche altri farmaci, possono così esser trasportati con più efficienza, e possono svolgere la propria azione sui tessuti interessati da processi patologici.
Il succo di bergamotto è in grado di contrastare i processi ossidativi innescati dai radicali liberi dell'ossigeno, ritenuti responsabili dell'invecchiamento cellulare precoce. presentano attività antinfiammatoria e antiallergica e riducono la permeabilità e la fragilità capiIlare. Svolge attività antiossidante e radical scavenger: I flavonoidi rappresentano un'importante strategia preventiva per rafforzare le difese antiossidanti endogene. Numerosi studi scientifici hanno evidenziato che i flavonoidi presentano un'efficace azione di contrasto alla formazione delle specie reattive dell'ossigeno (ROS), che risultano coinvolte nella modificazione ossidativa del DNA, dei Iipidi e delle proteine, processi alla base dell'invecchiamento, delle degenerazioni di tipo tumorale e di numerose altre patologie di tipo neurodegenerativo, infiammatorio o cardiovascolare. In particolare, l'esperidina migliora il trofismo del collagene interstiziale rendendolo più stabile, inibisce la formazione degli enzimi lisosomiali responsabili del danneggiamento dei mucopolisaccaridi della parete endoteliale e rappresénta la sostanza più efficace nel determinare la stabilità metabolica dei proteoglicani di parete e la resistenza della parete venulo-capillare. I flavonoidi stimolano la sintesi del collagene e dell' elastina della parete dei vasi aumentandone la tonicità e la resistenza. Fissandosi alla membrana cellulare dell'endotelio vascolare contribuiscono alla sua stabilizzazione e favoriscono i processi troficoriparativi dei capillari danneggiati. I bioflavonoidi esercitano un'azione di contrasto alla cicloossigenasi e frenante sulla trasformazione dell'acido arachidonico in trombossano, precursore dei trombi piastrinici. Esercitano un'azione coadiuvante nella sintesi di composti prostociclino-simili, di conseguenza migliorano la dinamica emoreologica del microcircolo e la velocità di flusso. L'azione antiperossidasica e di neutralizzazione dell'ossidazione delle LDL, previene il processo ateromasico e riduce i danni dei processi arteriosclerotici. Inoltre svolge un ruolo importante nell’accelerare e controllare l’attività riparativa del tessuto interessato dall’evento lesivo.
Grazie anche all’azione degli AA.arginina e ornitina sul metabolismo del t.muscolare, la pompa
muscolare e la pompa respiratoria potenziano l’azione emocinetica attraverso un miglioramento del meccanismo ritmico di compressione e decompressione sulla parete dei vasi superficiali e profondi satelliti delle arterie. La loro azione viene potenziata dalla vis a tergo attraverso le compressioni esercitate sulle vene profonde del piede dalle contrazioni dei muscoli plantari e sulle vene superficiali delle estremità attraverso lo stiramento della pelle(« pompa cutanea »). L’aumento della velocità del sangue migliora gli scambi gassosi, l’apporto nutritizio e la rimozione dei cataboliti, azioni che incidono a loro volta positivamente sul trofismo tissutale, evitando soprattutto la formazione di un’eccessiva quantità di tessuto di granulazione la cui persistenza si tradurrebbe in danno alle stesse strutture con possibili evoluzioni anomale. Tale azione si esplica, ogni qual volta venga alterato l’equilibrio della bilancia ossidativa, attraverso la distruzione perossidativa dei fosfolipidi delle membrane biologiche, processo che rappresenta uno dei principali meccanismi di danno cellulare da azione erosiva.
Al succo di bergamotto è collegato anche un nuovo sistema terapeutico di induzione naturale
del collagene (GPLL8) che ne stimola la naturale produzione in caso di diminuizione progressiva negli anni che determina l'invecchia-mento della pelle. Se non opportunamente stimolata, la riduzione di collagene della pelle favorisce la comparsa di rughe e photoaging. E’ una tecnica progressiva che si realizza in un solo momento: senza alcuna preparazione domiciliare, ci si sottopone fino ad un massimo di cinque trattamenti mediante terapia con veico-latore transdermico (farma t.e.b.), a cui non occorre mai far seguire ulteriori fasi di chirurgia mini invasiva. Il trattamento di ringiovani-mento inizia con il nutrimento della pelle attraver-so quel pool di molecole in grado di riparare le cellule invecchiate e di stimolare la loro repli-cazione e le funzioni metaboliche interne, riducendo mediante un protocollo antiossodante la presenza dei radicali liberi che tenderebbero a farle invecchiare e morire precocemente. Il nutrimento è costituito da preparazioni in crema a base di vitamine, fattori di crescita, molecole antiossidanti (anti radicali liberi), precursori degli acidi nucleici e polipeptidi. In questo modo la pelle inizia ad essere "preparata", le strutture cellulari si riorganizzano, i fibroblasti aumentano la produzione di collagene e di elastina e le strutture fra le cellule si rafforzano. La pelle, così, inizia ad acquistare luminosità e diventa più consistente e più tonica. Una volta nutrita la pelle viene sottoposta ad una serie di trattamenti çhe veicolano nel derma profondo prodotti ancora più specifici e in concentrazione ancora maggiore rispetto alle creme, senza l'utilizzo di aghi. Viene infatti utilizzato un dispositivo che veicola sottocute i principi attivi facendoli penetrare in modo privilegiato. Si innesca così il fisiologico processo di liberazione di grandi quantità di fattori di crescita propri. Ciò permette l'avvio della ristrutturazione del derma in tutta l'area trattata con un visibile miglioramento di rughe, cicatrici e smagliature. La pelle trattata non presenta edemi o ematomi ed è possibile presentarsi al lavoro senza i segni del trattamento cui si è appena sottoposti, con una pelle decisamente ringiovanita. I vantaggi di questa metodica progressiva sono l'assoluta assenza di rischi e di arrossamenti, come invece spesso accade dopo i trattamenti laser . Si ottiene così il miglior risultato possibile. Per potenziare ulteriormente la produzione di collagene è sufficiente proseguire con l'applicazione dei prodotti domiciliari. Focus scientifico sull’olio di oliva
Il principio attivo in questione è l’”olea europeina”. Esperimenti biomimetici in fotoprotezione cutanea da biomolecole dell'Olea europeina in coltura cellulare tridimensionale per valutare i danni indotti dalle radiazioni ultraviolette, ad es. UVB, sulla cute di animali in condizione di stress ossidativo indotto hanno consentito di valutare le protezioni con le fitomolecole antiossidanti guidate attraverso la pelle per repulsione elettrostatica e/o elettrosmosi per elettrotransdermoforesi mediante un particolare campo elettrico a bassa intensità; questa tecnica innovata nel trattamento cosmetico professionale con derivati secondi dell'ulivo, dopo valutazione in vivo hanno dimostrato l’efficacia delle fitomolecole dell’ulivo applicate in elettrotransdermoforesi. ’olea europeina è consigliata nelle malattie croniche, nelle diete ipocaloriche, ma soprattutto nella prevenzione dei tumori. In recenti studi all' Università di Bari i risultati hanno messo in evidenza che gli acidi grassi monoinsaturi si associano ad una ridotta mortalità. In particolare 15 gr. al giorno di acidi grassi monoinsaturi si associano ad un 20% di riduzione di mortalità nella popolazione anziana ultra sessantacinquenne. Conferme in tal senso giungono anche dal dipartimento di epidemiologia dell'Università di Atene che ha condotto studi-controllo dai quali si evince che l'incidenza di mortalità risulta più bassa nei paesi mediterranei dove l'olio di oliva copre una quota sostanziale dell'apporto di grassi. Proprio perché ricco di vitamina E, l'olio extra vergine di oliva possiede un grande potere antiossidante ed è quindi indicato nelle diete ipocaloriche, aumenta inoltre il colesterolo buono. Il concetto di “tipicità” di prodotti e alimenti La grande ricchezza dell’agricoltura e dell’industria alimentare risiede nella tipicità delle materie prime e dei processi: la globalizzazione non può mettere a rischio queste peculiarità. La nostra Provincia (Reggio Calabria) dispone di una ricchezza e di una varietà di prodotti alimentari e sapori uniche al mondo. Tutto ciò non è casuale, bensì frutto di una millenaria cultura che s’intreccia con la storia, l’arte e l’ambiente. Oggi il nostro export agroalimentare ha raggiunto circa 30M€ all’interno di un trend espansivo dell’intero export regionale (negli ultimi anni è aumentato a il 3% dell’export nazionale recuperando un enorme ritardo) e la nostra immagine nel mondo è spesso abbinata ai grandi vini e ai prodotti agroalimentari d’eccellenza. La globalizzazione intesa come opportunità di scambio può aiutare questo processo a condizione che anche i piccoli e i medi operatori dotati di grandi potenzialità possano giovarsene. Per fare ciò è necessaria coesione e coordinamento tra produttori agricoli,società, cultura locale, pubblica amministrazione, imprese. Oggi il target di consumo è curioso e attento ovunque. Perciò bisogna offire prodotti sani, buoni e se possibile a un giusto prezzo. Un’attenta garanzia della filiera è già un buon punto di partenza per difendersi dai rischi di contaminazione ‘territoriale’. La globalizzazione del gusto non costituisce di per sé una minaccia se c’è la consapevolezza del consumatore in merito all’origine delle materie prime impiegate e dei metodi di produzione adottati. Anzi può costituire un’opportunità qualora le imprese agroalimentari italiane riescano a diffondere nel mondo la peculiarità delle loro produzioni, intimamente legate al territorio di origine e all’esperienza maturata nei processi di lavorazione e trasformazione. Il nuovo consumatore è disposto a pagare, se ciò risponde a criteri di qualità e gusto. A questo scopo va assolutamente combattuto il fenomeno delle imitazioni e delle contraffazioni. Basti pensare, ad esempio, che il cosiddetto “Italian sounding” sul mercato Usa viene stimato almeno 10 volte in valore superiore all’effettivo consumo di “Made in Italy” certificato, considerando tutti i settori esportativi. La promozione e difesa dei marchi e dell’origine è quindi il principale problema per tutelare e valorizzare la “tipicità” e la penetrazione sui mercati internazionali. E’ importante intervenire con prodotti e servizi appositamente costruiti sulle esigenze delle diverse filiere — dal vino all’olio e all’ortofrutta — con progetto finalizzati “Agricoltura di qualità” con la certezza che solo attraverso un corretto rapporto tra attività produttiva e trasformazione industriale si possa correttamente valorizzare il nostro grande patrimonio agroalimentare.
La tutela del marchio individuale per ogni azienda è la risposta più intuitiva e viabile. Con il consorziamento la tutela si allarga all’origine del prodotto ma non necessariamente diventa più efficace in termini competitivi. Vari fattori ostacolano l’implementazione delle difese delle denominazioni di origine: la normativa generale è carente nella armonizzazione degli interessi di tutela con quelli commerciali ed economici e non riconosce a sufficienza la piccola produzione, la quale è la prima forma di salvaguardia delle tipicità locali, è ancora carente il “sapere” alimentare dei consumatori e quindi la capacità di selezionare i prodotti qualitativi, il WTO non consente ancora difese adeguate e lascia ampi margini di azione a paesi che puntano sulla imitazione di prodotti europei molto noti, generando confusione in acquirenti poco informati.
Riepilogando, gli attuali marchi di garanzia possono essere ulteriormente migliorati, con etichette più trasparenti e tracciabilità chiara dei componenti. Va fatto conoscere tutto il territorio italiano, coperto da DOP e IGP con azioni strategiche pubbliche che permettano anche alle piccole aziende, che non possono sostenere costose campagne pubblicitarie, di beneficiare di questo “asset” nazionale. Attualmente infatti esse tendono a limitarsi al mercato interno, dove la cultura enogastronomia salvaguardia le nicchie qualitative (ma per quanto ancora ?). Una azione pubblica coordinata favorirebbe la crescita dei consorziamenti, necessari per superare la frammentazione e condividere costi di promozione e gestione produttiva massicci, tipici dei mercati internazionali.
Investimento in R&S e Innovazione
Si deve incentivare l’investimento in R&S nell’agricoltura lanciando progetti di territorio e di filiera finalizzati. Innovazione e ricerca sono infatti due tasti molto dolenti. L’innovazione è la chiave strategica del successo delle produzioni agroalimentari di qualità. Solo attraverso processi innovativi è possibile replicare su scala industriale le caratteristiche organolettiche osservate nelle produzioni artigianali, realizzate in quantità limitate, fornendo adeguate garanzie per il consumatore. Va peraltro notato che l’investimento in agricoltura è sempre più legato ad una visione etica della stessa. Non si ragiona più in termini di maggiore produttività e meno lavoro (ovvero più macchine), ma di una giusta produttività (non invasiva per il territorio naturale) e più produzioni consapevoli. Insomma, oggi in agricoltura vale un pensiero etico complesso
e sociale. L’innovazione e la ricerca vanno sostenute con risorse adeguate. Importante allora diventa il ruolo delle istituzioni finanziarie e della finanza pubblica, soprattutto su base regionale e locale, in linea con la “devolution” delle funzioni di promozione delle attività produttive locali. Come per i consorziamenti ai fini dei marchi e della tutela di origine territoriale, anche gli investimenti di R&S, per essere sostenuti, necessitano di una ampia base collettiva di imprese che superi la frammentazione produttiva. Questo tipo di investimenti (interamente ammortizzabili ora secondo certi principi in bilancio), possono infatti anche supportare specifici progetti di filiera che comportino un reale sviluppo sul territorio. L’importante è che le risorse siano destinate a ciò che è veramente ricerca e che il cui utilizzo possa generare valore. Il campo della ricerca e sviluppo è rimasto uno dei pochi (insieme all’obiettivo “Convergenza”) in cui la UE
permette, e dispone anche con propri fondi, agevolazioni creditizie alle imprese. Il problema, almeno in Italia, sono piuttosto i tempi troppo lunghi tra istruttoria ed effettiva erogazione. Sarebbe utile ed efficace prevedere anche incentivi automatici e/o sgravi di imposta per quelle imprese che realizzano attività di R&S per la valorizazione dei prodotti agroalimentari. E’ comunque decisiva anche l’azione degli istituti di credito a favore delle immobilizzazioni immateriali, che consentono di sviluppare vantaggi competitivi per le imprese che si muovono in mercati sempre più concorrenziali. E’ auspicabile una maggiore sensibilità da parte della finanza pubblica e privata in questa direzione.

La rete distributiva

Nella grande distribuzione sempre più spazio sui banconi va anche alle produzioni di nicchia. La grande distribuzione è la realtà commerciale più importante e allora ben vengano i canali distributivi moderni e gli spazi attrezzati sui banconi delle grosse società di distribuzione. Restano però alcuni problemi riconducibili al forte potere contrattuale dei grandi distributori, che troppo spesso si mostrano interessati solo ai volumi di vendita. Anche la scarsa conoscenza delle produzioni tipiche contribuisce a rendere improbabile la corretta percezione di qualità da parte dei consumatori, caratteristica spesso associata più ai prezzi elevati che ai caratteri organolettici pregiati. Fino a ieri i prodotti di nicchia erano relegati in esclusivi negozi o enoteche ed erano inaccessibili al grande pubblico. Oggi qualcosa sta già cambiando e qualcuno si è convertito ai prodotti provenienti da piccole realtà agricole disseminate in Italia e nel mondo. E questo un importantissimo segnale di cambiamento, che offre ai consumatori una più ampia gamma di sapori che parevano quasi completamente cancellati dall’ omologazione effettuata dalla grande industria. E’ quindi indispensabile sostenere con convinzione questi processi, certi che anche questa sia innovazione nell’interesse di uno sviluppo più equilibrato, sul piano economico e sociale, del territorio.

Dati settoriali

L’industria alimentare con le sue 6.500 piccole e grandi aziende e i suoi 400mila addetti rappresenta il secondo comparto nazionale dopo il manifatturiero, con un PIL ben superiore ai 100 miliardi annui. Sul fronte esportativo il settore è caratterizzato da una relativa tenuta, pur
nel quadro generale di difficoltà competitiva della nostra economia. Il deficit della bilancia alimentare sembra stabilizzato anche grazie a un contenimento delle importazioni. La Germania, principale cliente estero, assorbe il 17,7% dell’export italiano (nel 2007 dopo anni di stagnazione la domanda tedesca è cresciuta del 5% rispetto al 2006); gli Stati Uniti hanno il 12,3% (-1,2%) e la Francia l’11,9% (+6,1%). In aumento l’export verso il Regno Unito (+10,4%), la Polonia (+38,6%) e la Russia (+17,6%). L’incidenza del fatturato export sul fatturato totale è migliorata negli ultimi anni (dal 14% del 2005 si è passati al 16% nel 2007), grazie anche al prestigio crescente della cucina italiana, ma è ancora al di sotto del 20% francese e del 22% tedesco. Per quanto riguarda specificamente la Calabria, secondo le stime elaborate dai principali istituti di ricerca nazionali, nel 2006 il PIL regionale sarebbe cresciuto in un intervallo compreso tra lo 0,5 e l’1,3 per cento, recuperando solo in parte la diminuzione dell’anno precedente (2,1 per cento); la crescita è da ascrivere principalmente all’andamento delle costruzioni e di alcuni comparti dei servizi. Nel settore agricolo le quantità raccolte sono diminuite in tutte le principali coltivazioni regionali. Sono cresciuti i flussi turistici in regione, pur rimanendo geograficamente poco diversificati e concentrati nei mesi estivi. Il numero di passeggeri transitati negli scali aeroportuali della regione è cresciuto di oltre un quarto. Per quanto riguarda gli scambi con l’estero, in base alle informazioni dell’Istat, nel primo semestre del 2007 il valore delle esportazioni è cresciuto del 38,6 per cento rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente. Questo dato si compara con una crescita nazionale del valore delle esportazioni pari all’11,7 per cento, di cui circa i tre quarti sono dovuti alla crescita dei valori medi unitari. Il maggiore contributo alla crescita è stato apportato dalle esportazioni di macchine e apparecchi meccanici, di prodotti chimici, di mezzi di trasporto; sono invece diminuite le esportazioni dei prodotti agricoli, tessili e dell’abbigliamento. Le importazioni hanno raggiunto il valore di circa 290 milioni di euro, in aumento del 5,0 per cento rispetto al primo semestre del 2006.
Per quanto riguarda il bergamotto, nel corso degli anni si é avviato presso alcune industrie calabresi un processo di miglioramento e adeguamento degli schemi di produzione, incentrato soprattutto sull'utilizzazione di apparecchiature di estrazione analoghe a quelle usate per la produzione degli altri succhi agrumari bevibili. I primi risultati sono stati incoraggianti e si è avuta la conferma che anche dal bergamotto è possibile ottenere un succo dai buoni requisiti organolettici quando vengano rispettati i dettami di una moderna tecnologia già sperimentata con gli altri agrumi. Il succo può trovare utilizzazione da solo, opportunamente diluito e zuccherato, o miscelato con altri succhi agrumari o "tropicali". Ma è sulla nota a bergamotto che
occorre puntare... La sua nota amara può essere considerata gradevole e si somma alle altre peculiari caratteristiche per cui i succhi di agrumi in genere sono ben accetti al palato umano. Queste considerazioni piuttosto recenti hanno determinato un rifiorire di interesse e di studi della composizione del succo di bergamotto. Alle indagini che in passato avevano determinato la conoscenza di alcuni dei principali componenti (zuccheri, acidi organici, componenti minerali, flavanoni, vitamina C), si sono aggiunti recentemente studi approfonditi sui carotenoidi, sugli amminoacidi, sull'acido malico, sui componenti polifenolici e sulla vitamina B1.-
In ogni caso il bergamotto dà origine a molteplici usi e prodotti: per frizioni, essenze da diluire per lavaggi o ingestione, aromaterapia, ecc. Un recente programma di ricerca sta studiando i vantaggi come alimento lipolitico per la cura della ipercolesterolemia (vedi Il succo di bergamotto nella ipercolesterolemia – Barbera, Pendino, Trafiletti, Scamardi, Bagnato, Sotolotta – Cattedra di Cardioangiologia Università di Messina). Un ultimo accenno va fatto all’apparato elettromedicale di veicolazione transdermica, efficace in modo rapido e visibile sia per l’estetica che per cure di varie patologie. E’ intuitivo il potenziale produttivo e commerciale relativo alle vacanze e soggiorni benessere localizzati in Regione, con la conseguente destagionalizzazione dell’industria turistica. Fra l’altro, esso è portatile e consente di praticare le terapie a domicilio (vedi deospedalizzazione).

Olio e tumore al seno

L'olio d'oliva potrebbe divenire un ottimo 'condimento' per la chemioterapia per combattere il cancro al seno, migliorandone l'efficacia ed impedendo l'innescarsi di resistenze farmacologiche.E' la nuova prospettiva terapeutica offerta dai risultati degli esperimenti di Javier Menendez, della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago che hanno svelato il meccanismo dell'azione anti-cancro dell'olio.Secondo quanto riferito sugli Annals of Oncology, i grassi di questo olio abbassano del 46 per cento i livelli di uno dei principali oncogeni causa del carcinoma alla mammella e stimolano il funzionamento di un farmaco che ha come bersaglio proprio questo oncogene.Cio' spiega il minor rischio per questa neoplasia tipico delle donne dei paesi mediterranei, come dimostrato in passato con numerose indagini epidemiologiche su campioni di popolazione femminile. I ricercatori, arrivati per primi a queste spiegazioni biochimiche, adesso puntano ad allestire nuove indagini epidemiologiche per vedere se le donne malate che usano l'extravergine a tavola rispondono meglio alle terapie oncologiche.In un secondo tempo si potra' anche pensare ad inserire le molecole di base dell'olio come adiuvanti delle terapie stesse.Gli studiosi hanno voluto indagare il motivo degli effetti protettivi del dorato condimento tradizionale dei paesi mediterranei per trovare il motivo della minor diffusione del carcinoma mammario nel Sud d'Europa.Cosi' gli esperti hanno studiato l'effetto dell'acido oleico, molecola principale dell'extravergine, su cellule malate coltivate in laboratorio. L'acido oleico ha effetto contro le cellule tumorali perche' riduce del 46% l'attivita' del gene Her-2/neu, un oncogene che e' rovinosamente iperattivo in un caso su cinque di carcinoma mammario e la cui iperattivita' e' legata a tumori con prognosi piu' delicata.Inoltre i ricercatori si sono accorti che l'acido oleico interagisce con il farmaco 'herceptin', un anticorpo monoclonale che riconosce e lega, intrappolandola, la proteina prodotta proprio da Her-2/neu. E, se cio' non bastasse a riporre la fiducia degli oncologi sull'olio extravergine, l'acido oleico stimola l'attivita' di un gene oncosoppressore, ovvero un freno naturale della crescita del tumore che serve a produrre la proteina p27Kip1. Questa molecola e' a sua volta importante perche' impedisce alla paziente di divenire resistente all'erceptina.L'acido oleico, quindi, e' protettivo per le donne, agendo su piu' fronti. Adesso dunque i ricercatori puntano a verificare se la presenza dell'olio nella dieta della paziente potenzi l'efficacia delle terapie oncologiche cui essa si sottopone e se allontani il rischio di resistenza all'herceptin.In un secondo momento, hanno concluso i ricercatori, con test su animali si potranno sviluppare le premesse per l'aggiunta dell'acido oleico nelle terapie farmacologiche contro il cancro al seno, per rendere le terapie stesse piu' efficaci e ridurre il rischio di resistenza farmacologica.

Ancora sull'olio

Non ci stancheremo mai di ripeterlo: l'olio extra vergine di oliva fa bene! E potrebbe fare anche meglio se lo si utilizzasse regolarmente in cucina, accompagnato da un vivere sano, da un'adeguata attività fisica e mentale. L'olio extra d'oliva, crudo o riscaldato, è il grasso più indicato per l'alimentazione, non soltanto per il suo aroma e il suo sapore, ma anche per l'insieme delle sue proprietà, tra le quali in particolare la sua composizione acidica con predominio di acidi grassi monoinsaturi e un perfetto equilibrio di polinsaturi, il suo contenuto di vitamina E, di protovitamina A e di antiossidanti, di effetto protettivo sulla salute.Persino gli americani, scarsi produttori, ne hanno riconosciuto l'alto valore alimentare e terapeutico. Nel 1977 il Professor Angel Kelsen ( università del Minnesota ) riconosce all'acido linoleico, contenuto nell' olio di oliva un alto grado di efficacia preventiva nei confronti dell'arteriosclerosi e dell'infarto. In oltre due decenni, gli studi hanno evidenziato altri interessanti vantaggi derivanti dall'utilizzo dell'olio extra vergine di oliva nell'alimentazione quotidiana.
Apparato circolatorioL'alimentazione ricca di grassi animali aumenta la quantità di colesterolo nel sangue, uno dei principali fattori di rischio nelle malattie cardiovascolari. Gli oli vegetali hanno invece azione protettiva. Si può a ragion vedute dire che in particolare l'olio extra vergine di oliva ha, rispetto ad altri oli vegetali, maggiori effetti benefici.Non solo per le sue peculiarità, ma anche perché l'olio extra vergine di oliva è l'unico olio prodotto con la semplice pressione e schiacciamento del frutto, senza ulteriori manipolazioni chimico-fisiche. L'olio di semi viene invece prodotto tramite l'utilizzo di apparecchiature speciali e di sostanze chimiche, quali il butano, il propano, l'esano. Specifichiamo: non tutto il colesterolo è nocivo. La frazione veicolata dalle lipoproteine di alta densità (Hdl) attiva l'eliminazione del colesterolo per le vie biliari. Il consumo di olio extra d'oliva diminuisce il colesterolo totale ed aumenta il saggio di colesterolo delle Hdl, donde i suoi vantaggi per la salute e l'aumento della speranza di vita per chi ne consuma. Il rischio di malattie coronariche è molto più alto tra gli abitanti di paesi non consumatori di olio d'oliva, comparato con quello delle popolazioni mediterranee la cui dieta ne contiene un alto consumo.
AntiossidantiLa presenza di tocoferoli e polifenoli conferiscono all'olio extra vergine di oliva un ruolo importante nell'attività antiossidante e anti radicalica limitando l'invecchiamento cellulare. Non dimentichiamo mai che l'olio d'oliva ha come tutti gli elementi lipidici, una funzione energetica.
DigeribilitàUn ruolo svolto dall'olio, che tutti possono apprezzare, è sicuramente la particolare fragranza che esso conferisce ai piatti, aumentando l'appetibilità delle vivande e promuovendo gli stimoli secretori dell'apparato digerente, così da indurre una migliore digeribilità.
Apparato digerenteGli alimenti preparati con olio extra vergine di oliva presentano un'eccellente tolleranza gastrica e intestinale. Infatti, l'olio d'oliva protegge le mucose ed evita gli effetti dell'ipercloridria, riducendo così i rischi di ulcere gastriche e duodenali. Esercita un'azione lassativa, più efficace a digiuno, e contribuisce a correggere la stipsi cronica. Stimola la cistifelea e inibisce la secrezione della bile. Ha inoltre effetto protettivo contro la formazione di calcoli biliari, grazie all'attivazione del flusso biliare e all'aumento delle lipoproteine di alta densità (Hdl). L'incidenza delle litiasi biliari è minore nelle regioni con alto consumo di olio d'oliva.
Fasi delicate della vitaL'olio extra vergine di oliva presenta una composizione equilibrata di acidi grassi polinsaturi simile a quella del latte materno. È una buona fonte alimentare di acidi grassi che l'organismo non è in grado di sintetizzare. È dunque molto indicato per la nutrizione dei lattanti e del bambino svezzato. E' raccomandato per l'alimentazione degli anziani per la sua alta digeribilità e per favorire l'assimilazione dei sali minerali e delle vitamine. Stimola infine la mineralizzazione delle ossa ed evita perdite di calcio.
Altri aspetti terapeuticiL'olio extra vergine di oliva per la sua composizione svolge un sicuro effetto protettivo sulle arterie, sullo stomaco e sul fegato. Negli ultimi anni si sono potuti conoscere le proprietà delle diete ricche di acidi grassi monoinsaturi (oleici) i quali agiscono:
nei diabetici, riducendo i livelli di glucosio nel sangue
diminuendo la pressione arteriosa, tanto quella distolica (massima) quanto quella sistolica (minima)
diminuendo la secrezione di acido gastrico dell'intestino tenue, importante per coloro i quali soffrono di ulcera (allo stomaco o al duodeno) o dispepsia
migliorando lo svuotamento della sacca biliare prevenendo la formazione di calcoli
producendo una minore attività di secrezione da parte del pancreas, importante nelle patologie come la pancreatite L'olio extra vergine di oliva è comunque sempre stato considerato a metà strada fra alimento e medicinale. Nelle comunità rurali viene ancora usato per estrarre le spine dalla cute, per curare il mal di pancia, per ammorbidire i duroni ecc.. Così come le nonne lo usavano per assicurare lucentezza e morbidezza ai capelli. Oggi la medicina è tornata a riconsiderare seriamente le proprietà terapeutiche dell'olio.
Recenti ricerche mediche suggeriscono che l'olio d'oliva può anche essere utile nel trattamento della psoriasi purchè sia a uno stadio lieve a moderato. La psoriasi è una malattia della pelle. Nelle zone affette da tale patologia la pelle diventa rossa o color argenteo e si formano delle placche squamose perché in queste zone vi è infiammazione e sovrapproduzione di pelle. Le placche si presentano più spesso su gomiti e ginocchia, ma tale patologia può riguardare qualsiasi altra parte del corpo. Non è contagiosa ed è spesso aggravata da uno stile di vita stressante e da comportamenti poco salutari tra cui il fumo e l’eccessivo consumo di alcol. Circa il 90 per cento di tutti i casi di psoriasi è di entità da lieve a moderata. Purtroppo, le terapie per la psoriasi hanno molti effetti collaterali e sono utilizzati per questa ragione soprattutto nei casi più gravi. Non è ancora stata messa a punto alcuna terapia medica per le persone con psoriasi da lieve a moderata, ma una soluzione potrebbe essere l'olio d'oliva. Alcuni anni fa, il Dr Fujio Numano, un ricercatore giapponese di malattie cardiovascolari, ha scoperto che una specifica preparazione di olio d'oliva ha avuto effetti positivi su un paziente affetto da psoriasi a placche. Una scoperta assolutamente casuale visto che Numano stava valutando gli effetti dell’olio d’oliva sul cuore.Uno dei suoi pazienti, di 71 anni, con una grave psoriasi, che era in terapia medica, ha avuto un 80% di riduzione delle placche dopo soli due mesi.I suoi risultati sono stati confermati da uno studio clinico che ha coinvolto più pazienti con psoriasi e altre patologie infiammatorie della pelle. I risultati sono stati eccellenti con netti miglioramenti in tutti i pazienti dopo pochi mesi di trattamento. Tali benefici affetti, secondo il medico che ha condotto lo studio, il dottor Patrick Massey, direttore dell’ Alexian Brothers Hospital Network, sono dovuti alla presenza dei biofenoli che, appunto hanno proprietà antinfiammatorie,arrivando a inibire alcuni processi metabolici e amplificare la risposta infiammatoria del nostro corpo.“Credo – ci ha dichiarato il Dr. Massey - che molte delle nostre malattie sono dovute al nostro stile di vita. Gli americani hanno spesso una vita disordinata: privazione del sonno e alimentazione poco equilibrata. Piuttosto che concentrarsi sui farmaci – ribadisce Massey – sarebbe utile interessarsi maggiormente di noi stessi e scopriremmo che forse la natura ci ha fornito alcuni dei migliori "farmaci" esistenti.”
L'olio d'oliva, pregiato alimento italiano, ha un'ennesima proprietà benefica, un po' particolare: fa diminuire il senso di fame, ingannando il corpo umano grazie all'acido oleico, un grasso che contiene in abbondanza. A dare al cibo la nomina di «truffatore» biologico è una ricerca da poco apparsa sulla rivista Cell Metabolism.A dirla tutta, il concetto non è così innovativo: altri studi di settore avevano evidenziato come durante la nutrizione venga stimolata la produzione di oleoiletanolamide (od OEA, ormone in cui l'acido oleico viene convertito quando raggiunge l'intestino) e che la somministrazione farmacologica di questo ormone diminuiva la frequenza dei pasti chiamando in causa recettori chiamati PPARa (peroxisome proliferator-activated receptors a).La nuova ricerca si articola in due punti fondamentali. Primo, ribadisce la funzione dell'OEA come difensore in grado di attenuare o far sparire gli spasmi della fame. Secondo, l'infusione di grasso nel piccolo intestino stimola il rilascio di OEA, mentre ciò non accade con carboidrati e proteine; non solo, per produrre l'OEA viene utilizzato l'acido oleico introdotto con la dieta.Mettendo assieme i dati raccolti, gli scienziati coinvolti affermano come che l'attivazione del rilascio di OEA nel piccolo intestino serva come sensore di collegamento tra consumo di grassi e sazietà. Secondo i ricercatori, i risultati del loro lavoro, il fatto cioè che l'OEA sia un attivatore fisiologico del senso di sazietà, aprono nuove prospettive farmaco-nutrizionistiche. Ad esempio,tale ormone potrebbe essere incluso in terapie per combattere l'obesità ed altre patologie alimentari.Positivo con riserva il commento di Alfredo Vanotti, docente di dietologia, nutrizione e dietistica alla Facoltà di medicina dell'Università di Milano: «Senza dubbio la notizia è importante e aggiunge un tassello alla piramide dei pregi dell'alimento fondamentale che è l'olio d'oliva. Già da tempo la ricerca scientifica, dal farmaco miracoloso ad azione antifame (ormai per fortuna molto meno pressante!), si sta indirizzando verso alimenti con proprietà nutriceutiche ad azione saziante: alcuni acidi grassi, variamente manipolati, stanno già comparendo sul mercato farmaceutico. Scoprire che un acido grasso presente in natura in uno degli alimenti più sani della dieta mediterranea possa stimolare il senso di sazietà ha sicuramente un effetto sensazionale. Stiamo attenti però: fame e sazietà non hanno come unico stimolo quello chimico. L'assunzione di cibo risponde infatti a stimoli emozionali, sociali, visivi, tattili e la capacità di autocontrollo sta alla base di tutto! E l'autocontrollo parte, in primo luogo, dalla conoscenza e consapevolezza che, l'olio d'oliva, sebbene sia il condimento più sano, è l'alimento più calorico e che la moderazione va attuata prima di poter verificare il benefico effetto saziante».